Che differenza c’è fra psicologo e psicoterapeuta? Cos’è la psicoterapia?
Una confusione terminologica
Ho fatto un’interessante scoperta: aggiungere il prefisso “psico” rende una qualsiasi parola, anche la più semplice e usata, un termine misterioso e indefinito! Forse è una magia? In greco antico psyché significa anima, un concetto di per sé complesso e sfuggente, che si riferisce a qualcosa di impalpabile, invisibile, tanto che a distanza di millenni tutto ciò che riguarda la psiche conserva ancora un certo fascino e mistero.
Ed ecco forse spiegata la magia di cui sopra. Un fisioterapista, nell’immaginario comune è abbastanza chiaro di cosa si occupi. Ma uno psicoterapeuta?
Chiariamo prima di tutto un punto importante: psicologia e psicoterapia, così come psicologo e psicoterapeuta, non sono sinonimi. Se mi rivolgo a uno psicologo, non è detto che sia anche psicoterapeuta, mentre se mi rivolgo a uno psicoterapeuta sicuramente è anche psicologo (oppure è medico). Vi ho confuso? Nessun problema: proviamo a spiegare quali differenze ci sono fra le due diverse figure professionali.
La formazione professionale
Le differenze tra psicologo e psicoterapeuta risiedono principalmente nel tipo di formazione e, di conseguenza, nel tipo di servizio che propongono.
Lo psicologo ha completato un corso di laurea triennale e magistrale in Psicologia, per una durata di almeno 5 anni. Ha svolto i tirocini richiesti in un ambito a scelta. Se prima era necessario sostenere un Esame di Stato, a partire da quest’anno accademico la laurea è diventata abilitante. Per poter esercitare, lo psicologo deve essere regolarmente iscritto all’Ordine degli Psicologi. Di cosa si occupa? La legge 56 del 1989 disciplina le aree di intervento: prevenzione, diagnosi, supporto psicologico e abilitazione-riabilitazione.
Lo psicoterapeuta è laureato in Psicologia o in Medicina ed è iscritto al relativo Ordine professionale. Ha frequentato una scuola di specializzazione di almeno 4 anni. La formazione segue tendenzialmente un orientamento teorico specifico, che qualifica il processo di cura con il paziente. Viene richiesto inoltre un tirocinio per ogni anno di scuola.
E lo psicoanalista? Si rifà agli insegnamenti di Sigmund Freud e agli sviluppi teorici successivi. Lo psicoanalista può avere già una specializzazione in psicoterapia, oppure no. Viene richiesto un training specifico in cui ricopre un ruolo centrale la terapia personale, che è obbligatoria e prevede più sedute a settimana. Perché è così importante la terapia personale? L’Istituto Nazionale di Training la definisce “un’esperienza terapeutica-trasformativa personale attraverso l’osservazione diretta sulla propria persona dei fenomeni e processi inconsci che regolano la vita cognitiva, affettiva e relazionale: la propria e quella di ogni altro individuo”.
Mentre per diventare psicologo la terapia personale non è prevista ed è a discrezione di ciascuno, per diventare psicoterapeuta, a seconda della scuola, può essere obbligatoria o caldamente consigliata.
Oggetti e soggetti della cura in psicoterapia
Dopo aver provato a mettere ordine fra le diverse figure professionali, definiamo cosa si intende per psicoterapia. Una pratica clinica si qualifica come psicoterapia quando è svolta da uno specialista adeguatamente formato e iscritto al proprio ordine – lo psicoterapeuta. L’obiettivo è la cura delle problematiche psicologiche, che possono comprendere un disagio personale, una difficoltà di adattamento fino a disturbi veri e propri con relativi sintomi. Teoria e tecnica della cura derivano da uno o più modelli di riferimento.
La letteratura scientifica si è molto interrogata su quali siano i fattori terapeutici, vale a dire quali aspetti della psicoterapia riescano nell’intento di “curare” e dare un beneficio. Molti autori hanno individuato alcuni fattori terapeutici aspecifici, comuni a tutti gli approcci teorici, che per brevità riassumo in due fattori cruciali. Il primo è la parola, che è lo strumento psicoterapico per eccellenza, con cui ci si avvicina alla comprensione della sofferenza e si prova a dare una lettura della realtà (esterna e interna al soggetto) il più possibile coerente rispetto alla storia personale della persona. Il secondo fattore terapeutico è la relazione: un legame di alleanza forte ed emotivamente significativo fra terapeuta e paziente che permette un clima di collaborazione e fiducia reciproca. Questi due elementi comportano il fatto che la psicoterapia preveda un processo terapeutico, dove rivestono particolare importanza avvio e conclusione. Si tratta di un percorso che può avere tempi variabili ma si basa su una continuità resa possibile da una relazione condivisa e una serie di elementi stabili e rigorosi benché non rigidi, detti setting, come la regolarità delle sedute e un ambiente fisico adeguato e con sufficiente privacy.
Quindi, psicoterapia o psicoterapie? La psicoterapia è un’esperienza relazionale unica, “singolare”, che ha modi e tempi propri. Non è come parlare con un amico, tanto per intenderci, ma nemmeno come parlare col medico di base o un altro professionista sanitario. Invece, parlo di psicoterapie al plurale per evidenziare che la pluralità è data non solo dalla diversità degli approcci teorici, ma anche e soprattutto dall’incontro speciale fra due persone, fra quel terapeuta e quel paziente. Uno stesso terapeuta sperimenta psicoterapie qualitativamente diverse con ciascuno dei suoi pazienti, e i pazienti a loro volta se affrontano più percorsi di cura nella loro vita si accorgeranno che ognuno è un’esperienza a sé. La cornice teorica è una guida importante e imprescindibile, ma quello che avviene in seduta, come tutte le cose umane, sfugge a ogni tentativo di essere incasellato schematicamente in una categoria preconfezionata. Probabilmente questo è il difficile ma anche il bello della psicoterapia.
Per approfondire:
Wampold, B.E. (2001). The Great Psychotherapy Debate: Models, Methods, and Findings. Lawrence Erlbaum Associates Inc., Mahwah: NJ.